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Enoch Soames – Quarta Parte

A UNA GIOVANE DONNA

Tu sei, tu che non fosti!

Pallide musiche incerte

E tracce di vecchi suoni

Dì un flauto marcito

Si mescolano al rumore di cembali rossi di ruggine,

E strane forme e epicene

Giacciono sanguinanti nella polvere,

Ferite di ferite.

Per questo è Che nel tuo contrasto

Di antiche irrisioni

Tu non fosti e non sei!

Mi sembrava che ci fosse una certa quale incompatibilità fra il primo e l’ultimo verso. La fronte corrugata, cercai di afferrare la discordanza. Ma non considerai il mio insuccesso incompatibile con un significato nella mente di Soames. Questo non poteva forse stare a indicare la profondità del suo significato? In quanto ad abilità tecnica, i cembali ” rossi di ruggine ” mi sembravano un’immagine felice. Chissà chi era la Giovane Donna, e che cosa poteva aver capito di tutta quella storia. Con tristezza, sospetto che Soames non ne avesse capito più di lei. Eppure, anche ora, se non si cerca di dare un valore alla poesia e la si legge solo per il suono, non le si può negare una certa qual grazia di cadenza. Soames era un artista… se mai è stato qualcosa, poveretto.

La prima volta che lessi ” Fungoidi “, mi parve, stranamente, che in lui il lato diabolista fosse il migliore. Sembrava che il diabolismo avesse un’influenza allegra e perfino sana sulla sua vita.

NOTTURNO

Torno torno alla piazza silenziosa e buia

Non c’erano rumori salvo lo scalpitare dei suoi zoccoli

Passeggiai sotto braccio con il Diavolo.

E lo scroscio del suo riso e del mio.

Avevamo bevuto vino nero.

Gridai : ” Voglio correre con tè. Maestro! ”

“Che importa “, gridò lui, ” stanotte Chi di noi due corre più rapido?

Non c’è niente da temere stanotte

Nella luce sporca della luna! ”

Allora lo guardai dritto negli occhi

E risi forte alla sua menzogna

E allora rodente paura che avrebbe voluto nascondere.

Era vero quello che mi avevano detto e ridetto :

Era vecchio… vecchio.

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C’era, lo sentivo, una sincera vibrazione nella prima strofa, una nota gioconda e gioviale di cameratismo. La seconda era forse lievemente isterica. Ma la terza gli piaceva, tanto appariva eterodossa anche in rapporto ai canoni di fede della setta particolare cui Soames apparteneva. Niente ” fiducia e incoraggiamento” qui! Soames che svergognava trionfalmente il ladro come un mentitore e rideva ” forte ” era davvero una figura eccitante, pensai… allora. Oggi, alla luce di quanto avvenne poi, nessuna delle sue poesie mi deprime quanto ” Notturno “.

Cercai quello che i recensori della metropoli avrebbero trovato da dire. A quanto pareva, si erano divisi in due categorie : quelli che avevano poco da dire e quelli che non avevano niente. La seconda categoria era la più numerosa, e le parole della prima erano fredde; tanto che…”Si nota in tutto il libro un accento di modernità .. Questi versi zoppi…” Preston Telegraph, fu il solo allettamento offerto nella sua pubblicità dall’editore di Soames. Avevo sperato, in occasione del mio prossimo incontro, di potermi congratulare con il poeta per il chiasso che aveva suscitato, perché mi pareva che non fosse sicuro della sua intrinseca grandezza come voleva far credere. Ma, quando lo rividi, potei soltanto dirgli, piuttosto goffamente che ” Fungoidi” si vendeva ” forte “. Mi guardò attraverso il bicchiere di assenzio e mi chiese se ne avevo comperata una copia. Il suo editore gli aveva detto che ne erano state vendute tre. Risi, come a uno scherzo.

“Non vi immaginerete che mi importi, vero?” disse, con qualcosa di simile a un sogghigno. Respinsi l’accusa. Lui aggiunse che non era un mercante. Dissi conciliante che non lo ero neppure io e mormorai che un artista il quale dava al mondo cose veramente nuove e grandi doveva sempre aspettare a lungo per essere compreso. Disse che non glie ne importava niente di essere compreso. Ammisi che l’atto creativo rappresentava un premio di per se stesso.

La sua tetraggine mi avrebbe forse allontanato se non avessi avuto la convinzione di essere qualcuno. John Lane e Aubrey Beardsley non mi avevano forse suggerito assieme che avrei dovuto scrivere un saggio per la nuova, grande impresa che stava per essere lanciata : The Yellow Book? E Henry Harland, il direttore, non aveva forse accettato il mio saggio? E questo saggio non sarebbe forse comparso proprio nel primo numero? A Oxford ero ancora in statu pupillari. A Londra mi consideravo ormai un laureato, qualcuno che Soames non poteva certo turbare. Un poco per vantarmi e un poco per cortesia, dissi a Soames che avrebbe dovuto collaborare allo Yellow Book. Dalla sua gola uscì un grugnito di scherno all’indirizzo di questa pubblicazione.

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Una novella di Henry Maximilian Beerbohm
Continua Lunedì 12 Dicembre

 

 


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